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La città del futuro è “carbon free” e nasce sui terreni dell’Expo 2015

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Edifici costruiti con tecnologie verdi, alimentati e riscaldati in modo sostenibile, movimenti solo con auto elettriche, ecco come sarà tra dieci anni MIND, il distretto dell’innovazione che sta nascendo alle porte di Milano.

Tra dieci anni, quando la trasformazione sarà completata, l’area ai confini di Milano che nel 2015 ha ospitato l’Expo sarà un distretto dell’innovazione frequentato quotidianamente da 60mila persone. Una smart city in cui ci si muoverà solo con auto elettriche, in cui gli edifici saranno venuti su con tecniche il più possibile green e soprattutto punteranno a essere alimentati in modo sostenibile. Perché l’obiettivo dichiarato di MIND, il Milano Innovation District, è realizzare un modello in grado di declinare al presente l’ambizione di costruire “la città del futuro”. Anche per la transizione energetica.

A cominciare da quello che chiamano West Gate, il primo nuovo quartiere di uffici, case, laboratori, negozi, hotel, spazi pubblici che sta scaldando il motore dei cantieri. E che, grazie a una partnership tra Lendlease – colosso del real estate globale con progetti in pipeline per 81 miliardi di dollari che in MIND svilupperà la parte privata con un investimento di 2,5 miliardi – e E.On – gruppo energetico internazionale a capitale privato con sede in Germania e 78mila dipendenti nel mondo – verrà riscaldato e raffrescato con un “sistema zero-carbon di ultima generazione in Italia”. Risparmiando, dicono le stime, circa 10mila tonnellate di CO2 all’anno. L’equivalente delle emissioni generate dai consumi di 3.350 famiglie.

La trasformazione

Ma come si fa a costruire una città carbon free e, soprattutto, in grado di raggiungere l’indipendenza energetica, a maggior ragione nel mezzo di una crisi internazionale che ha riportato in testa alle priorità la questione del gas russo? Le tecnologie, spiega Frank Meyer, da poco più di un anno CEO di E.On Italia, “ci sono”. Dal “fotovoltaico alle colonnine per la ricarica elettrica dei veicoli alla climatizzazione”. E l’azienda “da gennaio a oggi ha raggiunto quasi 5.500 installazioni” di quelli che chiamano sistemi Feh, Future energy home, in tutta Italia. Ma soprattutto Meyer indica la necessità di agire subito, “elettrificando tutto il possibile” e iniziando ad applicare tutte le tecnologie “a partire dai nuovi progetti per costruire già oggi case, quartieri e città al cento per cento verdi”.
Gli esempi di chi in Europa ha imboccato la strada del cambiamento sono molti. C’è il villaggio svedese di Simris, “che dal 2017 è quasi autosufficiente e che, sfruttando eolico e solare, vende alla rete nazionale l’elettricità pulita in eccesso”. E c’è Berlino. Il manager tedesco con un dottorato in Fisica al Max Planck Institute cita casi simili a quelli di MIND. Dalla rigenerazione dell’aeroporto Tegel come quartiere da 10mila abitazioni e 20mila posti di lavoro che punta a essere energeticamente autosufficiente, al Campus di Scienza e Tecnologia di Adlershof, che “con una rete di riscaldamento, raffreddamento ed elettricità in combinazione con una centrale termica ed elettrica, ha visto ridurre” il suo impatto. “MIND – dice – può diventare davvero uno dei primi esempi di un distretto che raggiunge la carbon neutrality: no, guardando anche alle altre città europee, non ci sono esempi così grandi di sostenibilità”.

Il cantiere dove c’era Expo

Per capire questo traguardo, però, bisogna vedere che cosa sta accadendo sul milione di metri quadrati dove complessivamente stanno atterrando 4,5 miliardi di investimenti: sette anni dopo la chiusura dell’Expo l’area è tornata un cantiere in movimento tra realtà che hanno già ripreso vita. Come Human Technopole, il centro di ricerca dedicato alle scienze della vita che è in attività con i suoi ricercatori. E il nuovo ospedale Galeazzi, pronto ad aprire a settembre. Nei prossimi mesi, poi, partirà la costruzione del campus con le facoltà scientifiche dell’università Statale, terzo pilastro pubblico del piano di Arexpo, la società partecipata da governo, Regione e Comune di Milano che possiede i terreni e fa da regista.

Infine la parte privata, di cui è responsabile Lendlease, che si è aggiudicata da Arexpo una concessione lunga quasi un secolo. Un avamposto, tra laboratori e quartier generali di aziende, è stato appena inaugurato in un edificio riconvertito. Tra i primi a salire a bordo: AstraZeneca, Rold, Esselunga, il colosso americano della genomica Illumina, l’incubatore Bio4Dreams, SkyDeck, acceleratore di startup no-profit dell’università della California Berkeley, Valore Italia, la scuola di restauro di Botticino. Si chiama MIND Village ed è un anticipo di quello che accadrà quando, nel 2026, avrà preso forma il West Gate.
È in questo quartiere che verranno sperimentate le strategie per rendere la città di MIND carbon free. Ed è qui che rientra in campo E.On che, tra l’altro, ha prenotato 4mila metri quadrati in uno dei futuri palazzi per farne l’headquarter italiano. Il motore del progetto di sostenibilità sarà la joint venture della durata di 25 anni tra E.On e Lendlease che, insieme, hanno dato vita a una società ESCo, Energy saving company, per abbattere le emissioni degli edifici. “Utilizzeremo ectogrid – spiega Meyer – la nostra tecnologia proprietaria che permette di ridurre i consumi fino al 30%”. Il brevetto consente, grazie a “un sistema di gestione digitale automatizzata di recuperare e riutilizzare in modo efficiente l’energia di scarto fra le diverse utenze”. La promessa dichiarata da entrambi i partner è quella di utilizzare energia al 100% da fonti rinnovabili sia prodotta in loco sia con forniture esterne certificate.
Ma per arrivare fino alla smart city verde, ci sono almeno altri due elementi della strategia complessiva di MIND. Il primo riguarda la mobilità, che sarà soltanto elettrica. Il secondo è la costruzione. E in questo caso Lendlease dichiara di voler realizzare strutture sostenibili. A partire dall’uso del legno. Con un progetto per sperimentare l’uso del cosiddetto legno ingegnerizzato nell’edilizia. Tutti tasselli che nel 2031, è convinto Meyer, “renderanno visibile come sia possibile costruire la città del futuro per la transizione energetica”.

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